lunedì 7 giugno 2010

Sogni in 35 mm #4

Stazione sotterranea della metropolitana, o qualcosa di molto simile. Io e Lisa siamo lì, va a sapere perché.
Sto perdendo tempo a far foto, come al solito, quando mi accorgo di non avere biglietti. Andiamo per farli ma non ci riusciamo, pare siano finiti. Un signore in divisa viene verso di noi con un biglietto in mano, gli chiedo dove lo abbia preso, e lui mi indica l’altro lato della fermata, a cui stranamente si può accedere con facilità, nonostante si trovi al di là dei binari. “Dall’altra parte - mi dice. In Germania”.
Realizzo che la linea dei binari si trova sul confine. In effetti, guardandola meglio, la stazione ha tutta l’aria di una dogana. E capisco anche, improvvisamente, che da questa parte c’è uno sciopero, mentre dall’altra parte, in Germania, no.

C’è un’atmosfera anni 40, in stile Casablanca, ovattata ma allo stesso tempo vagamente minacciosa.
“Resta qua, ci vado io a prenderli, i biglietti, tu intanto fai le foto”, mi fa Lisa cominciando ad allontanarsi. Non ho il tempo di dire di no, che già la vedo sparire oltre la linea con un salto aggraziato, accenno una reazione ma rimango bloccato dal flusso di folla che si affretta con passo deciso in direzione opposta alla mia.


Ormai è fatta, non posso farci più niente. Succederà qualcosa, lo sento, ma aspettare per aspettare, tanto vale che faccia quella benedetta foto. Mi appoggio alla balaustra, e ho appena il tempo di accostare l’occhio al mirino e di inquadrare Lisa, in lontananza, con trench chiaro e cappello alla Ilsa/Bergman (Ilsa, curioso anagramma), che all’improvviso scompare, mentre la voce monotona e sinistra dell’altoparlante comincia a vomitare: “La Germania è stata invasa”. Sì, proprio così, la Germania è stata invasa. Ma non era il contrario?, mi chiedo mentre apprendo, chissà come, che Lisa si trova in Polonia.

In mente, immagini di lei su un treno che viaggia in mezzo alla neve, il suo primo piano in dissolvenza con lo sfondo, come riflesso su un finestrino; si intuiscono già i campi di concentramento.
Minchia, lo sapevo lo sapevo. Dovevo fare di tutto per non farla andare da sola al di là dei binari.
Resto qui, immobile e impotente, senza biglietto per andare da nessuna parte.