lunedì 15 dicembre 2008

E’ il web 2.0, bellezza.

Ripensavo alla faccenda del blog, in questi giorni.
C’è una curiosa contraddizione tra ricerca di intimità e riservatezza e questo virtuale (ma reale) mettersi in piazza, tramite siti, blog, myspace, senza dimenticare l’ultimo arrivato, facebook, la moda del momento. C’è un’evidente dissonanza fra ossessione per la privacy, da un lato, e la felice adesione a gruppi, a giochini, a cause virtuali di svariata natura, inventate appositamente per monitorare i nostri gusti, dall’altro.

Tutti i tuoi contatti sono avvisati suoi tuoi movimenti: Tizio ha stretto amicizia con Caio, tramite lo strumento “aggiungilo agli amici, se no si incazza”. Caio saluta Tizio, che non ricambia, e parla invece con Sempronio. Sticazzi. Tradotto nel mondo reale, è come stare alla finestra, magari non visibile, guardando questa piazza frequentata da persone che più o meno conosci per vedere come interagiscono fra loro e con te. E ricevendo avvisi dettagliati sulle loro interazioni, oltretutto. Tu stai lì alla finestra, e qualcuno ti urla: Tizio ha salutato Caio. Per poi scriverti su grandi cartelli: Sempronio ha commentato il saluto di Tizio e Caio. Sticazzi.

Ripensavo al subdolo modo in cui puoi a tua insaputa essere taggato nelle foto di un altro, e quindi addio impostazioni restrittive sulla privacy faticosamente cercate, anche se su facebook non sei nemmeno registrato, e magari proprio per questo motivo. E all’abnorme numero di quiz, squallido surrogato della ricerca di sé stessi, roulette truccata per mostrare i nostri desideri inespressi: “Guarda sono Einstein”, “Guarda sono Kubrick”, “Guarda sono Rocco Siffredi”, “L’avresti mai detto? a letto sono una vera troia”, “Udite udite, sono il perfetto mix tra Rita Levi Montalcini e Monica Bellucci”. Peccato che un bug da qualche parte abbia incasinato tutto, fornendoti nella realtà il cervello di quest’ultima e il corpo della prima.

Non credo ci sia poi tutta questa differenza con quelli che appestano programmi in stile De Filippi e affini. La dinamica di base è la stessa: sono qui, esisto. Non saprò fare un cazzo, ma un quiz dice che sono Al Pacino. Ehi, c’è nessuno? Un quiz dice che sono Al Pacino, e che in ambito poetico sono praticamente Leopardi, giusto un tantinello più sfigato. Perché stia a perdere tempo davanti a un monitor con sti quiz, se ho tutte queste qualità nascoste, non lo spiega nessuno però.

E io che ci sto a fare? Niente di così diverso da tutti gli altri, andando al sodo. Solo consapevole di essere uno in mezzo a tanti, una piccola molecola in un organismo sconosciuto, di cui si fatica persino a immaginare la figura complessiva. E che il mio punto di vista è diluito in una base infinita, un punto di vista omeopatico, che infatti non serve a un cazzo.

Non ho nemmeno iniziato a tenere un blog, che mi sono già impelagato in una discussione sul “metablog”. Riesco sempre a complicare tutto. Ma d’altra parte qui parliamo di vita potenziale, e più potenziale di così…
E’ il web 2.0, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente.

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