lunedì 22 marzo 2010

Agenzia Patrimoniale

Passeggio fra gli scaffali della grande libreria della stazione, passo in rassegna dei libri e li sfoglio distrattamente mentre aspetto il treno.
All’improvviso:
- Pronto?
A rispondere è un uomo sui settanta, o sui sessanta portati male, vestito in maniera trasandata e mal assemblata, barba brizzolata, radi capelli arruffati. Ha le lenti da sole alzate sugli occhiali da vista.

- Quanti anni ha? 62? Sei, due?
- ...
- Si vuole sposare?
- ... 
- Vuole fare ma-tri-mo-nio?
- ... 
- 70. Ha 70 anni. Autosufficiente, guida la macchina.
- ... 
- Ricco. Pausa, poi sottolinea: ricco.
Due donne accanto a me si guardano con complicità, anche se non si conoscono, e sorridono.
L’uomo attraversa il settore Architettura, sempre incurante che altri possano sentire la sua telefonata.
- Le interessa? Le interessa? ripete con la sua cadenza monotona.
- ... 
- Deve mandarmi una foto. No, lei! Deve mandarmi una foto!
- ... 
- Sa mandare una foto per telefono? Sa mandare una foto per telefono? Una foto per telefono la sa mandare?
- ... 
- Allora se la faccia fare. Si faccia aiutare e la mandi.
Click.

Senza nemmeno volerlo mi scopro a seguirlo. Me ne accorgo perché mi ritrovo davanti libri come Forme di polistirolo, L’arte del découpage e Mosaico facile.
Lui sta sfogliando un libro d’arte di grande formato su Giorgione. In mano tiene stretto un libro dalla copertina nera, con una donna nuda. Si intitola Hard.
Dopo essere passato a La vera storia di Lucio Battisti, si dirige verso la cassa. Dribblo in blocco il settore Giardinaggio, e gli sono dietro.

- I libri di poesia?
- Accanto a Critica letteraria. Lo vede? Critica letteraria. Accanto.
L’uomo va verso il punto indicato dalla cassiera, e io lo seguo. Lo inquadro con discrezione, tenendo fra me e lui un paio di scaffali. Le mie carrellate laterali sfocano il primo piano coi libri e tengono a fuoco lui e le sue lenti alzate.
Ogni volta che si gira, o semplicemente accenna a farlo, mi trova con un libro in mano, o mentre mi accingo a prenderlo con naturalezza da uno scaffale, o con la testa piegata, intento a leggere i titoli sul dorso. Le orecchie bene aperte.
Sorrido internamente, mentre afferro un libro a caso. Sto giocando al piccolo detective, e mi riesce pure bene.

Intanto l’uomo lascia la borsa su uno scaffale basso, e prosegue il suo giro.
Dà un’occhiata a Vita di un uomo di Ungaretti e a un volume delle Opere di Wislawa Szymborska.
Tutt’a un tratto l’altoparlante comincia a vomitare: il proprietario dello zaino lasciato accanto alla cassa del piano terra è pregato di ritirarlo immediatamente.
Gli occhi mi vanno istintivamente alla borsa lasciata dall’uomo.
Beh, la voce diceva del piano terra, io sto al piano interrato. Ma dove sarà la cassa? penso guardando il soffitto e la cassa del mio piano per valutare gli eventuali effetti di un’esplosione.
Di nuovo l’annuncio: il proprietario dello zaino lasciato accanto alla cassa del piano terra è pregato di ritirarlo im-me-dia-ta-men-te.
Stavolta gli occhi mi vanno ai libri che ho davanti. Vedo un titolo su Una bomber e uno su La strage di Bologna con prefazione dell’immancabile Carlo Lucarelli. Andiamo bene!
Mentre l’uomo recupera la sua borsa e si sposta verso la cassa, poso prontamente La strage di Piazza Fontana, che nel frattempo avevo preso in mano, e lo seguo.

- Glielo incarto? fa la cassiera, forse vedendo la donna nuda in copertina.
- No! risponde seccamente l’uomo, quasi avvertendo in quella richiesta un’implicita offesa.
Mentre la cassiera lavora col libro, l’uomo nota dei piccoli bloc-notes con dei gattini in copertina. Kitty, si chiamano.
- Quant’è questo, 50? chiede prendendone uno.
- 50.
Paga ed esce.
Ormai è uscito, sono solo, e niente potrà più salvarmi dall’esplosione potenziale imminente.
Vorrei seguirlo, in un film lo avrei seguito, ma ho un libro in mano, unica copia presente in libreria, che non riuscirei a pagare in tempo. Lo avrei abbandonato sullo scaffale e sarei andato fuori dietro all’uomo, in un film.
I miei pensieri sono interrotti dall’altoparlante, ancora una volta: il proprietario dello zaino lasciato accanto alla cassa del piano terra è pregato di ritirarlo immediatamente.
Non ho il tempo di agitarmi, Già fatto, risponde un’altra voce metallica.
 
Vado alla cassa, faccio la fila, pago e mi avvio verso l’uscita, pronto a rituffarmi nella città e nell’assurdo e grottesco flusso di collegamenti con cui ci bombarda di continuo.
Esco. Non prima di avere appuntato questa storia.


CLICK

2 commenti:

Andrea ha detto...

Mi sono ribaltato al "già fatto" :D

VitaPotenziale2.0 ha detto...

:D